mercoledì 2 marzo 2016

Il Training Autogeno nel trattamento dell'attacco di panico

Training Autogeno DAP"E' un gigante dai piedi di argilla, con molti punti deboli. Si dà delle arie, ma in realtà non è capace di far del male a una mosca."
Così  lo psicoterapeuta Luciano Masi 1 usa dire ai suoi pazienti quando gli parlano del "mostro" che li ha portati da lui: il panico. E prosegue sempre con un'altra frase a effetto: "Non c'è mai stato il caso di una persona che sia morta durante un attacco di panico. E' impossibile!"
Insorge all'improvviso e i sintomi sono drammatici: il cuore batte forte, il respiro diventa affannoso, compaiono vampate di caldo o brividi di freddo, tremori, nausea e disturbi addominali, accompagnati da depersonalizzazione o derealizzazione, sensazione di perdere il controllo, di impazzire, di morire. Si tratta di un'esperienza drammatica, difficile da comprendere per chi non l'ha provata.
Di fronte a un evento che provoca tanta angoscia, il primo passo è consultare il medico. Di norma, questi  prescrive  analisi strumentali e di laboratorio per escludere una causa organica del disturbo,  Nella maggior parte dei casi, i risultati delle indagini sono negativi e la sentenza del medico è disorientante: " Si è trattato di un attacco di panico, il male  è solo nella sua testa". Invece di rassicurare, questa affermazione  può dar luogo ad atteggiamenti e comportamenti non sempre funzionali al ripristino del benessere.
  • C'è chi inizia a fare "il giro dei dottori", per escludere una causa organica o più spesso nella speranza di trovarla.
    Per molte persone, infatti, è più accettabile avere un malanno "reale" che un disagio psicologico. E' senz'altro corretto fare la diagnosi differenziale per escludere cause organiche, peraltro rare, ma, una volta escluse, il rischio è diventare farfalle impazzite che vagano da uno specialista all'altro confondendosi sempre di più.
  • Un altro atteggiamento che peggiora la situazione invece di risolverla è la tendenza a evitare la situazione o il luogo in cui si è verificato un attacco di panico, attribuendo alla circostanza la responsabilità di averlo provocato. Di solito si tratta di luoghi chiusi (claustrofobia), o affollati (agorafobia). Continuando a evitare tutto ciò che mette apprensione, il mondo diventa sempre più piccolo e il problema non si risolve affatto.
  • Ancora una modalità disfunzionale di affrontare il problema è la scelta di un accompagnatore. Ciò che prima si faceva da soli senza alcun problema, adesso spaventa. Di conseguenza, una persona cara può assumere il ruolo di accompagnatore, per propria scelta, o perché le viene espressamente richiesto. Questa scelta è svantaggiosa: si crea un legame non sano con l'accompagnatore che diventa vittima (mi devo sacrificare per accompagnarti sempre)  e che fa diventare il malato sempre più dipendente, ma anche carnefice: non puoi fare a meno di me. Si perde a poco a poco la propria autonomia e  questo finisce per minare l'autostima e creare rapporti di dipendenza in un circolo vizioso difficile da spezzare.
  • Il tentativo di controllo è un altro degli atteggiamenti non funzionali. L'attacco d'ansia è di per sé una perdita di controllo, più cerchiamo di controllarlo e più ne siamo incapaci, disperandoci sempre di più. Si pensi a una persona che in acqua ha il terrore di annegare:  metterà in atto tutti i movimenti scomposti che la faranno annegare davvero. Calmandosi, galleggerebbe.
Che cosa si può fare in presenza dell'attacco di panico?
Una volta che il medico ha escluso malattie organiche alla base del sintomo, può essere di grande aiuto un percorso di Psicoterapia.
L'approccio più utilizzato è la Psicoterapia cognitivo-comportamentale, abbinata, nel casi più seri, a un iniziale supporto psicofarmacologico. In questo caso, lo Psicoterapeuta lavora in collaborazione con lo Psichiatra e quest'ultimo valuta la durata del trattamento e decide quando iniziare a diminuire la somministrazione dei farmaci, fino a sospenderla del tutto.
Il Training Autogeno può aiutare chi soffre di attacchi di panico?
Può essere molto utile in almeno tre fasi: nella prevenzione, nella possibilità di affrontare l'attacco acuto e nella ricerca delle cause profonde che determinano l'ansia e il panico.
Come agisce il TA:
Il TA nelle prevenzione: abbassamento del livello di ansia generalizzata
Con l'allenamento costante, il TA permette fin dalle prime sedute di tranquillizzarsi, abbassando così il livello di ansia generalizzata. A questa prima fase di sedazione emotiva, segue una successiva di normalizzazione neurovegetativa: migliorano tutte le funzioni dell’organismo. In tal modo vengono meno quelle condizioni di disagio emotivo che costituiscono il terreno adatto all'instaurarsi dell'attacco acuto di ansia.

Con l'aiuto del terapeuta, si apprende un esercizio per volta e ci si allena con regolarità a casa. È importante sottolineare che il TA premia la costanza e, come per qualsiasi allenamento, non si ottengono risultati se non ci si esercita. Talora le persone si rivolgono al Training con un atteggiamento magico e rimangono deluse, ma chi si impegna avvertirà giorno dopo giorno uno stato d'animo più sereno.
Affrontare l'attacco di panico con il TA
Una volta appresa correttamente la tecnica, si può utilizzare il Training Autogeno per interrompere il circolo vizioso della paura della paura.
Chi ha conosciuto l'attacco di panico, vive nell'attesa del prossimo attacco, alimentando così il meccanismo della paura che genera ancora paura: così si creano proprio le condizioni per l'avverarsi di ciò che si teme.  La persona allenata con il Training Autogeno, impara a entrare velocemente nello stato autogeno. Si tratta di un allenamento che si svolge nei momenti di calma, per poi utilizzare quanto appreso quando si presenta l'attacco acuto.
Un importante studioso del Training Autogeno, B.H. Hoffmann 2, osservava che "quando si cade in acqua, è il momento meno indicato per imparare a nuotare". Così come si impara a nuotare in un ambiente protetto per poi cimentarsi con le eventuali emergenze, allo stesso modo, si apprende il TA, per poi utilizzarlo quando occorre tranquillizzarsi in modo veloce ed efficace. Si procede così: dopo aver ben appreso il TA, con la guida del terapeuta, ci si allena a entrare rapidamente nello stato autogeno, in 2/3 secondi.

Quando si manifesta l'attacco di panico, si mette in atto quanto appreso. Un rilassamento grazie al quale si può smorzare la risonanza emotiva della paura, impedendo di fatto le reazioni psicofisiche del panico, invece di irrigidirsi e tentare di constatare la paura con un corpo a corpo sempre perdente.
Desensibilizzazione autogena
Spesso accade che l'attacco l'ansia si presenti in situazioni particolari e che l'attesa di tali situazioni ne amplifichi il timore.  Ad esempio, la paura di parlare in pubblico, o di sostenere un esame, o un colloquio di lavoro, oppure la paura di prendere l'aereo. In questi casi, si può utilizzare con efficacia una tecnica denominata Desensibilizzazione autogena. Con questa tecnica, che utilizza in parte strumenti di terapia cognitivo comportamentale, il paziente viene guidato a immaginare la situazione che gli genera timore, mentre si trova in stato autogeno, e lo si stimola a produrre immagini mentali di intensità crescente di ansia. Ciascuna immagine, viene intercalata con formule verbali e immagini tranquillizzanti, sicché in tal modo il paziente si allena ad affrontare con calma la situazione quando realmente si presenterà.
Rimane da chiedersi quali possano essere le cause profonde del panico e delle sue manifestazioni: il sintomo, infatti, è sempre un messaggio che proviene dal profondo e che va decodificato.
Psicoterapia autogena
Per questo, è di grande aiuto un percorso di Psicoterapia autogena. Lo stato di coscienza che si realizza durante il Training Autogeno - autogenìa - permette una profonda immersione nelle proprie parti più profonde, e, con l'aiuto del Terapeuta, è possibile imparare ad auto-osservarsi e ad aumentare la consapevolezza di sé. In tal modo, si svelano le dinamiche più profonde che possono essere alla base del sintomo del panico.
Una cosa è certa: alla fine del percorso si scopre che l'aver affrontato e vinto il panico è di gran lunga meno importante della profonda conoscenza di sé e della conseguente autostima che si è potuta realizzare grazie al percorso.
Luciano Masi, Storia di una poltrona. Il lettino dell'analista racconta, Roma, Edizioni Il Calamaio, 2009.

B.H. Hoffmann, Manuale di training autogeno, Roma, Astrolabio, 1980.