sabato 3 giugno 2017

Come agisce il Training Autogeno

 “Penso che sia possibile, come un giardiniere che ripulisce dagli intralci il giardino, rimuovere gli ostacoli che impediscono il vero sviluppo individuale”.


Così rispose Iohannes Heinrich Schultz, l’ideatore del Training Autogeno, a Sigmund Freud che gli chiedeva se pensasse di poter guarire con il suo metodo.1


Con la felice metafora del giardiniere, Schultz delinea il campo di azione del Training Autogeno inteso come psicoterapia e non soltanto come un metodo di rilassamento tra i più efficaci.


La Piccola psicoterapia: così lo definisce Schultz, mentre il Training Autogeno Superiore è la Grande psicoterapia.2

Grazie alla pratica costante si possono ottenere ottimi risultati nel recare sollievo a tutti i disagi generati dallo stress: gli stati ansiosi, l’insonnia, i disturbi digestivi, la difficoltà di concentrazione, le difficoltà sessuali, i comportamenti inadeguati, come mangiare o fumare troppo, e l’elenco potrebbe continuare, come ben sanno le persone che soffrono per le conseguenze dell’ansia.

Il meccanismo di azione consiste nel ripristino dell’equilibrio delle funzioni dei tre sistemi involontari: il sistema neurovegetativo, il sistema neuroendocrino e il sistema immunitario.


Per comprendere come agisce il TA in pratica, analizziamo per ciascun esercizio gli effetti e i significati simbolici 3.


LA FORMULAZIONE DELLA CALMA

Il primo approccio con il TA consiste nella Formulazione della Calma, una preparazione ai veri e propri esercizi che seguiranno. 

In questa fase l’allievo inizia a sperimentare quella che Schultz ha definito concentrazione passiva. 

La concentrazione passiva è il particolare stato mentale che si sperimenta con la commutazione autogena. Prevede l’abbandono di qualunque attività volontaria, sia fisica che di pensiero, mentre si contemplano passivamente le formule dell'esercizio e i loro effetti sul corpo.

Uno dei massimi studiosi viventi del TA, Heinrich Wallnöfer4, la descrive così: 

"Concentrarsi passivamente significa raccogliersi in un centro e registrare ciò che si sente spontaneamente; (...)
Questa disposizione passiva a lasciare che in sé accada ciò che vuole accadere durante l'esercizio, è una condizione fondamentale del Training Autogeno, spesso difficile da attuarsi.
Nessuno, cresciuto nella nostra cultura, può conquistarla all'istante, ma con un po' di costanza ognuno di noi può impararla.(pag. 17)."

E’ ancora presto per cogliere miglioramenti apprezzabili, tuttavia molte persone manifestano già uno stato d’animo più positivo. 

L’allievo sa di avere un metodo a sua disposizione e si rende conto che dipende da lui apprenderlo e utilizzarlo correttamente. Sente di poter gestire in proprio il suo percorso di guarigione, senza necessità di ricorrere agli psicofarmaci, spesso sbrigativamente prescritti dal medico di base.

L’ESERCIZIO DELLA PESANTEZZA

Dopo alcuni giorni di allenamento, l’allievo è pronto per il primo vero esercizio, la Pesantezza.

Gradualmente sperimenta il rilasciamento muscolare, e fa una scoperta straordinaria: l’abbandono delle tensioni muscolari permette anche una distensione psichica, la morsa dell’ansia si allenta e diminuiscono le tensioni. 

Inizia a migliorare la qualità del sonno.

L’entusiasmo iniziale aumenta la motivazione proseguire il percorso.

E’ la “luna di miele” con il TA, si vorrebbe ripetere più volte gli esercizi, oppure di farli durare più a lungo del previsto: il terapeuta spiegherà che ci si deve limitare ad allenarsi con costanza e regolarità, come prescritto.

Dopo un periodo di allenamento variabile da persona a persona, il vissuto della pesantezza diventa un automatismo: è giunto il momento di sperimentare il calore.

L’ESERCIZIO DEL CALORE

L'esercizio del Calore comporta un rilasciamento dei vasi sanguigni e la conseguente vasodilatazione: da qui la percezione di calore diffuso in tutto il corpo. La sensazione del corpo caldo aumenta il benessere generale.

Una conseguenza è la sedazione emotiva, che comporta la possibilità di bloccare il circolo vizioso delle emozioni negative: la paura che genera paura.

Sul piano psichico, l’esperienza del calore libera l’energia vitale e scioglie i blocchi emotivi e affettivi. Spesso le persone parlano di un senso di “rinascita”.

Una ricaduta positiva assai frequente è il miglioramento nei rapporti sociali, che l’ansioso tende di solito a evitare.

L’ESERCIZIO DEL CUORE

Il cuore nell’immaginario di tutti è fortemente legato all’affettività, ai sentimenti.

Il battito del cuore materno accompagna e rassicura il feto per tutta la durata della gestazione e probabilmente questa sensazione rimane fissata nella memoria corporea di ciascuno.

Per molti il battito del cuore è fonte di angoscia, a causa della tachicardia che spesso accompagna gli stati ansiosi. Adesso avviene una “riconciliazione” con il proprio cuore: la contemplazione del battito favorisce il rilassamento e, procedendo con l’allenamento, è anche possibile ricondurre il ritmo alla normalità. 

C’è un elemento in più per tranquillizzarsi: in caso di accenno di tachicardia, è possibile imparare a interrompere il circolo vizioso dell’ansia che genera altra ansia, riconducendo il ritmo cardiaco alla regolarità.

In questa fase, il risultato evidente è la tranquillizzazione neurovegetativa

Migliora ancor di più la qualità del sonno.


Si manifesta un recupero delle energie: dormendo meglio e soprattutto non “sprecando” energie con l’ansia e il rimuginio che ne è il correlato, ci si sente più energici e ben disposti al risveglio. Di conseguenza migliora il tono dell’umore durante il giorno.

Scompaiono la tachicardia, il senso di oppressione e soffocamento degli attacchi di ansia, di conseguenza riprendono le relazioni sociali.


L’ESERCIZIO DEL RESPIRO

Con l’esperienza del Respiro autogeno si sperimenta ancora più profondamente la passività.

L’allievo impara a immedesimarsi nel proprio respiro con un atteggiamento non giudicante: comprende che non c’è un modo “giusto” o “sbagliato” di respirare, ma semplicemente si lascia trasportare dal suo respiro.

Di conseguenza e senza che vi sia alcuna intenzione, il respiro tende a trasformarsi, fino a diventare “respiro autogeno”, caratterizzato da un andamento simile, seppure non identico, al respiro di sonno. Nel TA è interessante notare che il respiro autogeno è una conseguenza dello stato autogeno e nello stesso tempo lo approfondisce.

In questa fase dell’allenamento i progressi sono molto evidenti. Il raggiungimento del distacco emotivo consente di vedere i problemi personali nella giusta dimensione e di conseguenza è più facile individuarne le soluzioni.

L’ESERCIZIO DEL PLESSO SOLARE

Di tratta dell'esercizio più complesso di tutto il percorso. 

E’ un’esperienza di calore, di vasodilatazione dunque, e consiste, per usare le parole di Schultz, nel “realizzare una sensazione di calore diffusa nella regione dell’addome” fino a raggiungere “un effetto generalizzato di sopore e di distensione”. La vasodilatazione in questo caso interesserà i vasi che irradiano gli organi viscerali, e provocherà sensazioni di profondo benessere. 

Molte sono le implicazioni psicologiche legate agli organi interessati all’esperienza del Plesso Solare (o Ganglio celiaco).

Durante l’esercizio del Plesso Solare, la mente si rivolge alla regione pubica, coinvolgendo dunque gli organi deputati a funzioni contrastanti: il nutrimento, l’eliminazione delle scorie, la sessualità. 

Si tratta di zone corporee dove si fondono vissuti legati al desiderio e alla repulsione, e ai numerosi tabù che vi si correlano.

La sensazione avvertita più di frequente è un’ondata di calore nella regione addominale, come conseguenza della vasodilatazione. 

Viene anche riferito come: “qualcosa che pulsa nell’addome”, “un altro cuore che batte”, “un nodo che si scioglie”. Sono vissuti molto intensi, spesso legati a blocchi antichi che adesso si sciolgono.

Con il plesso solare si assiste spesso a un notevole miglioramento della funzione digestiva e la scomparsa delle contrazioni dolorose al colon.

Migliora anche l’attività sessuale, sia in termini di desiderio che di performance.

L’ESERCIZIO DELLA FRONTE FRESCA

E’ l’ultimo esercizio del ciclo di base. E’ un esercizio di confine tra il ciclo somatico e i vissuti superiori e per molte persone rappresenta un’esperienza meditativa con notevoli implicazioni spirituali.

La sensazione della fronte fresca (dovuta alla vasocostrizione) determina un senso di benessere generalizzato.

Dal punto di vista psicologico è possibile sperimentare un distacco emotivo e la sensazione di poter vedere i propri problemi dall’esterno, con più lucidità e chiarezza.

Aumenta la fiducia in se stessi, e si sperimenta una capacità di introspezione nuova.


LA FORMULAZIONE DEI PROPONIMENTI


Il Training Autogeno prevede la possibilità di personalizzare il percorso, elaborando formule specifiche per situazioni particolari, sia per quanto riguarda aspetti somatici che comportamenti indesiderati. Ciò significa disporre di un metodo che permette vere e proprie modificazioni comportamentali.


A questo punto è possibile - dopo un congruo periodo di allenamento - proseguire con le Tecniche autogene superiori, esperienze di profonda introspezione, un vero e proprio viaggio all’interno di sé.

Ci si può anche fermare qui, accontentandosi di aver lasciato alle spalle le sensazioni negative legate agli stati di ansia.

Una volta che si padroneggia il metodo lo si potrà utilizzare in chiave preventiva e anche come “pronto soccorso”, qualora dovessero presentarsi situazioni di pericolo.

Si può anche personalizzare il percorso, elaborando formule ad hoc per situazioni specifiche, sia per quanto riguarda aspetti fisici che comportamenti indesiderati.

Adesso l’allievo, ormai esperto, può andare avanti da solo.

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1. Einrich Wallnöfer, Anima senz'ansia, Torino, Gli Archi, 1989.

2. Johannes Heinrich Schultz, Il training autogeno. I. Esercizi inferiori, Milano, Feltrinelli, 2002 (1 Edizione tedesca 1932).

3. Luciano Masi, autorevole studioso del Training Autogeno, illustra l’utilizzo del TA come psicoterapia psicosomatica in un bel libro purtroppo con più in catalogo: 

Luciano Masi, Il Training Autogeno. Una psicoterapia breve, Roma, Il Ventaglio, 1987.
Il questo articolo faccio riferimento al libro di Masi e alla esperienza di tanti anni di lavoro con i miei pazienti.

4. Einrich Wallnöfer, Sani con il Training Autogeno e la psicoterapia autogena. Verso l'armonia, Roma, Armando, 2008, p.17.